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1935-1995
di Giovanni Baucia
La possibilità di ottenere prodotti finiti di materiali plastici in forma completamente
cava, mediante soffiaggio di un materiale termoplastico, era nota fin dal 1920 ed
applicata per alcuni oggetti di cellulosa. Già nel 1930 si hanno notizie dei primi
brevetti, ma bisogna arrivare agli anni 40 per vedere i primi successi di questa
tecnologia, dovuti principalmente allintroduzione del polietilene. Questo materiale,
e poi anche il PVC, consentirono la produzione su vasta scala di bottigliette soffiate. Il
maggiore sviluppo di questa tecnologia risale però ai primi anni 60, quando vennero
meno alcune limitazioni brevettuali.
Il processo di soffiaggio è sostanzialmente analogo a quello della soffiatura del vetro,
tantè che ancor oggi alcuni operatori alle moderne soffiatrici automatiche e
robotizzate, soltanto quindici anni fa soffiavano il vetro (come, ad esempio, la società
Plastilite che produce globi di illuminazione di PC e PMMA). La prima tecnologia di
soffiaggio di corpi cavi fu quella di estrusione-soffiaggio, applicata prima per piccoli
flaconi e in seguito per grossi contenitori da 5 litri; seguì la tecnologia
delliniezione-soffiaggio, utilizzata soprattutto per flaconi e bottiglie per uso
farmaceutico e cosmetico.
I pionieri
La storia del soffiaggio di corpi cavi incominciò in Italia con Giuseppe Moi, un sardo
che trasferitosi a Milano nel 1937 riuscì ad inserirsi con entusiasmo nellattività
industriale di questa città; dopo cinquantanni di attività, nel 1987, Moi aveva
costituito in Italia ed allestero una trentina di società. La prima attività
indipendente di questo straordinario personaggio fu lo stampaggio ad iniezione nel 1945-49
di articoli religiosi e giocattoli di materiale plastico, attraverso la società Imara che
possedeva inizialmente due presse manuali da 3 e 4 grammi, acquistate da Marco Giani. In
seguito la Imara si dotò di due presse idrauliche Fimsai. Nel 1950 a Precotto (ora parte
integrante di Milano) fu fondata la G.Moi, che un anno più tardi fabbricò la prima
soffiatrice italiana da mezzo litro, dotata di estrusori bivite, venduta alla società
Grecchi di Copiano (MI) e destinata alla produzione di bottigliette per detersivi. A
questa soffiatrice seguirono macchine da 2, 10, 50 e 500 litri (1962); a partire dai
modelli da 10 litri, gli impianti erano attrezzati con testa ad accumulo. Lattività
della Moi cessò nel 1980 quando i brevetti e la tecnologia furono trasferiti alla
Triulzi, che continuò la costruzione di queste soffiatrici destinate soprattutto alla
produzione di grandi manufatti per lindustria automobilistica.Giuseppe Moi ha al suo
attivo anche la costruzione delle prime macchine per lestrusione di lastre e tubi di
PE espanso, fornite anche negli Stati Uniti.
La storia continua con due società un tempo separate ed oggi divisioni del gruppo
americano Uniloy: la Moretti e la Co-Mec. La prima fu fondata nel 1957 dai fratelli
Domenico e Giorgio Moretti in via Caravaggio ad Abbiategrasso, con la ragione sociale:
"Officina meccanica per la costruzione di macchine e stampi per il soffiaggio di
corpi cavi in materiale plastico". Oltre a queste macchine la società costruì
estrusori, teste per lestrusione, filiere e traini per tapparelle e piccole
calandre. Una delle prime macchine soffiatrici, costruita nel 1959, era di tipo pneumatico
ad estrusione continua per la produzione di contenitori da due litri per detergenti.
Successivamente fu realizzato il cosiddetto "bilancino", così chiamato perché
portava avanti ed indietro il parison. Nel 1962 la Fratelli Moretti divenne società in
nome collettivo (Snc) e si trasferì nellattuale stabilimento di via Padre Carlo
Vigevano, sempre in Abbiategrasso. Nel 1961 fu costruita la prima macchina per
lestrusione soffiaggio di contenitori fino a 30 litri e la società si impose come
una delle principali costruttrici di macchine per il soffiaggio di pezzi tecnici.
La Co-Mec, fondata nel 1960 da Herberto Hauda, operava inizialmente a Firenze come
trasformatore di materiali plastici. In seguito la sede fu trasferita a Calenzano (FI)
dove incominciò la costruzione anche di macchine. Fino al 1965 la Co-Mec costruiva
soffiatrici pneumatiche con capacità massima di 5 litri; nel 1966 fu messa sul mercato la
prima macchina idraulica, a testa doppia fino ad un litro ed a testa semplice per
contenitori fino a 5 litri. Verso la metà degli anni 60 furono fabbricate teste
speciali per bicomponenti (PVC e PE), con colorazione a striscie.
E da citare lazione promotrice in questo settore di Piero Giacobbe, noto anche
perché nel 1954 fondò il Giornale delle materie plastiche ceduto poi alla SIR. Giacobbe,
oggi titolare con il figlio Ferruccio del gruppo Magic, fondò nel 1960 la ASCO -
Associazione costruttori macchine materie plastiche - che mise sul mercato impianti di
soffiaggio corpi cavi con le soffiatrici della OMEA di Trezzano (MI). Il primo impianto di
soffiaggio, chiamato Olimpia, risale al 1960, mentre un anno più tardi fu costruito il
modello Mini Magic, che anticipa nel nome la futura società Magic MP. Limpianto era
composto da un estrusore TOR con diametro della vite di 38 mm, L=22D, e da una soffiatrice
con testa di accumulo; limpianto era dotato inoltre di un motore oleodinamico,
quadro di controllo e termoregolazione a tre zone con centralina di comando (la linea
completa costava allora 3.558.000 lire).
Come già scritto in precedenza ("Alle origini dello stampaggio", MPE giugno
1995), la Negri Bossi aveva messo a punto nel 1939 una soffiatrice denominata Kinematic;
questa macchina fu la prima di una lunga serie di soffiatrici messe successivamente sul
mercato da altra società.
I primi anni 70
Allinizio degli anni 70 si affermò anche in Italia una forte industria
costruttrice di macchine per il soffiaggio di corpi cavi, anche se la produzione era
allora limitata allestrusione-soffiaggio e non alliniezione-soffiaggio.
Lofferta copriva dalle piccole unità per contenitori farmaceutici sino agli
impianti completi per fusti e contenitori di mille litri ed oltre. Risale a quegli anni lo
sblocco dellimpiego del PVC atossico, stabilizzato ai raggi UV ed antiurto, per il
soffiaggio di bottiglie destinate alle acque minerali non gasate. Quattro stabilimenti di
imbottigliamento incominciarono ad adottare il PVC per questo impiego.
Nel 1970 erano presenti in Italia 11 costruttori, contro i 4 del 1960. La Co-Mec mise in
commercio nel 1970 una soffiatrice con ugello di soffiaggio dallalto e con
calibrazione del collo. Nei primi anni 70 sviluppò lestrusione-soffiaggio di
corpi cavi di nailon ad elevata viscosità (Sniamid e 50 della Snia) e nel 1973 propose la
Serie CS anche per la coestrusione fino a tre strati. La Fratelli Moretti costruiva in
quegli anni quattro modelli di soffiatrice Serie M, ad un gruppo, per contenitori di PVC
fino a sei litri di capacità e 4 modelli MB a due gruppi con smaterozzamento ed
espulsione automatici; inoltre proponeva la serie Compact, con cinque modelli per
contenitori da 20 a 250 litri ed estrusori fino a 120 mm di diametro. La Omea forniva due
modelli di soffiatrice automatica con estrusore verticale e quattro tipi con estrusore
orizzontale (fino a 50 litri): la testa era del tipo ad accumulo con regolazione dello
spessore del parison.
Negli anni 60 erano nate altre sette società,, alcune delle quali comparvero sulle
pagine della nostra rivista. La Beloit Italia di Pinerolo (TO) costruiva due diversi
modelli a stazioni rotanti (fino a sei). Troviamo poi tre società - la Newpac di Zingonia
(BG), la Costaplastik di Macherio (MI) e la Mossi e Ghisolfi di Tortona - che, dopo
unattività di trasformazione, iniziarono la costruzione di alcuni tipi di
soffiatrici. La Mossi & Ghisolfi si era specializzata nella costruzione di impianti
completi per la produzione di bottiglie per latte; commercializzava inoltre le
macchine della francese Sidel, destinate alla realizzazione di bottiglie di PVC per acqua
minerale, vino ed olio.
La Locati e Pavesi di Milano si era fatta un nome con il modello LP 200 per contenitori
fino a 5 litri, caratterizzato da un sistema di chiusura delle piastre attuato mediante
robuste ginocchiere. La Magic, fondata come è stato detto da Piero Giacobbe nel 1965,
acquisì ben presto un posto importante nel panorama dei costruttori italiani di macchine
per contenitori fino a 200 litri; in particolare segnaliamo i modelli Miniblow - per la
lavorazione del PVC rigido per uso alimentare, con smaterozzamento automatico in
produzione e calibratura dei colli - e Maxiblow, questultimo per corpi cavi sino a
50 litri, con testa ad accumulo e regolazione dello spessore e del peso del parison.
Linizio degli anni 70 fu caratterizzato, per questa tecnologia, da una vera e
propria fioritura di macchine per la lavorazione del PVC: la UCPM di Buccinasco (MI)
costruiva la MEGA 2000 V per contenitori dino a 1.200 cm3, ciclo da 3 a 12 minuti; la
testa era del tipo per estrusione verticale diretta, senza raccordi ad angolo.
1959-60 |
1970-71 |
ASCO (Milano)
Co-Mec (Calenzano - FI)
Moi (Cinisello Balsamo - MI)
F.lli Moretti (Abbiategrasso - MI) |
Beloit Italia (Pinerolo - TO)
Co-Mec (Calenzano - FI)
Costaplastik (Macherio - MI)
Locati-Pavesi (Milano)
Magic MP (Milano)
Moi (Cinisello Balsamo - MI)
F.lli Moretti (Abbiategrasso - MI)
Mossi & Ghisolfi (Tortona - AL)
Newpac (Zingonia - BG)
OMEA Trezzano (MI)
UCPM (Robarello di Buccinasco - MI) |
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