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Sotto la lente
PVC protagonista anche nel medicale
I compound di PVC si fanno valere anche in questo segmento per le possibilità di
additivazione, la facilità di lavorazione e la versatilità applicativa (e, naturalmente,
anche il prezzo contenuto)
Di Giuseppe Bonacina
Il PVC è stato una delle prime materie plastiche ad essere prodotta e utilizzata su
larghissima scala, ma ancor oggi mantiene posizioni d'avanguardia in molti settori
applicativi, anche in quelli che, a prima vista, sembrerebbero richiedere l'impiego di
prodotti chimicamente più avanzati. Così è, ad esempio, per il settore medicale, che,
come è facilmente intuibile, richiede materiali in grado di soddisfare stringenti
normative di qualità e funzionalità.
L'impiego del PVC in questo settore è rivolto principalmente alla produzione di manufatti
per dialisi, infusione e trasfusione. In effetti, il PVC non viene usato come resina tal
quale, ma come "compound", additivato con particolari sostanze che conferiscono
caratteristiche di flessibilità tali da renderlo adatto a essere lavorato mediante
estrusione o stampaggio a iniezione. Proprio nella possibilità di essere facilmente
modificato in funzione del prodotto finale che si vuole ottenere sta il maggior vantaggio
per PVC rispetto a resine concorrenti. Per esempio, l'ABS è opaco e utilizzato solo per
lo stampaggio di piccoli pezzi rigidi, le poliolefine ed il polistirene hanno limiti di
durezza, il PMMA ha un prezzo elevato ed è quindi usato solo per applicazioni particolari
(in cardiochirurgia, negli apparati per la filtrazione del sangue ecc).
Così, sia sotto l'aspetto sia tecnico che applicativo, le prospettive del PVC compound
nel settore medicale continuano ad essere buone. Anzi, per i produttori di materie prime e
di manufatti si stanno aprendo opportunità commerciali in tutto il mondo, ma soprattutto
nei Paesi in via di sviluppo, che stanno facendo molti progressi in fatto di assistenza
sanitaria pubblica. Peraltro, anche in questi Paesi sono oggi in atto normative piuttosto
severe sulla qualità e la funzionalità dei prodotti. È quindi sul terreno della
qualità, prima che in quello immediato dei prezzi, che si gioca la partita tra i diversi
produttori di PVC compound e dei relativi manufatti.
Produzione di PVC per impieghi medicali
Il PVC è utilizzato in campo medicale prevalentemente sotto forma di compound, cioè
resina base addizionata con sostanze che ne migliorano le caratteristiche chimico-fisiche
e la lavorabilità. Il processo di produzione del compound consiste essenzialmente in una
miscelazione a caldo della resina pura (in forma di polvere) con plastificanti (in genere
DOP, 2-etilesilftalafo), lubrificanti (in genere cere polietileniche) e stabilizzanti
(comunemente stearati a base di calcio e zinco). L'aggiunta di altre sostanze, come
antiossidanti e anti UV, è invece vietata dalla farmacopea. Il mescolamento della resina
di PVC con gli additivi è effettuato in appositi turbomiscelatori a caldo (circa 110 °C)
e sotto pressione. Lo scopo è far sì che le particelle di resina rammoliscano
superficialmente, consentendo l'ingresso delle molecole di plastificante e degli altri
additivi.
Il compound così ottenuto è più morbido e flessibile rispetto alla resina pura e quindi
possiede una migliore lavorabilità. La quantità di plastificante viene dosata in
funzione delle caratteristiche che si vogliono conferire al compound; comunque, la
farmacopea europea pone un limite massimo al contenuto in peso di plastificante nel
compound: 55% di resina, 40% di plastificante e 5% di altri prodotti. Questo comporta che
la durezza del prodotto finale non sia inferiore a 60 shore A. In queste condizioni,
infatti, si possono escludere fenomeni di migrazione o dissoluzione del plastificante nei
liquidi fisiologici e nei prodotti farmaceutici che possono venire a contatto con la
materia plastica.
Sulle caratteristiche del prodotto finale influiscono, oltre che le diverse
formulazioni dei reagenti, le condizioni fisiche della miscelazione: temperatura,
pressione, velocità di rotazione dell'agitatore, tempo di permanenza nel reattore ecc. Si
tratta di parametri la cui influenza sul prodotto finale è difficilmente determinabile a
priori, ma valutabile solo attraverso una lunga esperienza operativa. E sono questi i
"segreti dell'arte" che spesso determinano differenze di comportamento e di
qualità tra i diversi compound in commercio. Al termine del trattamento di miscelazione e
assorbimento del plastificante, il compound viene trasferito in un estrusore e quindi
granulato.
I parametri chimico-fisici che caratterizzano i compound vinilici destinati alla
produzione di articoli in campo medicale sono principalmente due: la "durezza"
(allungamento) ed il peso molecolare. Il primo, espresso dal valore shore A, è un fattore
che dipende, come si è visto, essenzialmente dal tipo e dalla quantità di plastificante
inserito nel compound. È un fattore determinante soprattutto ai fini della lavorabilità
dei granuli e della resistenza alle basse temperature: in generale, più il materiale è
duro meno è lavorabile e minore è la resistenza alle basse temperature.
Il peso molecolare è invece espressione indiretta della lunghezza media delle
macromolecole della resina. Il suo valore incide sia sulla possibilità di additivazione
della resina stessa, sia sulla lavorabilità del compound. In genere, prodotti con elevati
valori di peso molecolare (K superiore a 70) sono destinati all'estrusione, quelli con K
medio (62-63) allo stampaggio a iniezione, mentre quelli con valore minore risultano
invece rigidi. Naturalmente, il peso molecolare va regolato a monte, in fase di
polimerizzazione; il produttore di compound si limita quindi a scegliere, in rapporto al
sistema di additivazione e alle caratteristiche che vuole conferire al prodotto finale, il
taglio in resina avente il peso molecolare medio più adatto ai suoi scopi.
Tutta la produzione del compound è sistematicamente seguita attraverso la
registrazione dei diversi parametri operativi e lanalisi di laboratorio per
verificare la rispondenza chimico-fisica del prodotto finale rispetto agli standard.
Inoltre, i compound sono sottoposti a controlli periodici presso laboratori esterni
omologati dal Ministero della Sanità. Test più lunghi e complessi sono invece previsti
per l'omologazione dei prodotti di nuova formulazione o che utilizzano sostanze diverse da
quelle codificate. Le aziende di compound più qualificate sono solite sottoporre i propri
prodotti anche ai severi test di biocompatibilità previsti dalla normativa statunitense.
I manufatti si PVC destinati a impieghi medicali devono essere sottoposti, dopo il
confezionamento, a un processo di sterilizzazione per l'eliminazione di batteri.
Solitamente il processo prevede un trattamento con ETO (ossido di etilene), irradiazione
con raggi gamma o beta, oppure un trattamento con vapore ad alta temperatura (circa 120
°C per una ventina di minuti). Il sistema più usato e generico rimane il primo (si
calcola venga applicato almeno nell'80% dei casi), sebbene via sia qualche
controindicazione legata all'impiego e allo smaltimento del gas etilenico. Per questa
ragione gli altri sistemi sono attualmente soggetti a molti studi e potrebbero in futuro
diffondersi massicciamente.
Infine, va sottolineato che i prodotti medicali realizzati con PVC compound non presentano
particolari problemi di pulizia e di smaltimento: si tratta per lo più di prodotti
monouso che vengono distrutti termicamente dopo l'impiego.
Quando il compound è certificato
Resil ATO è uno dei principali e più qualificati produttori italiani di PVC compound
destinati al settore medicale. La gamma produttiva, commercializzata con il nome Nakan,
comprende prodotti plastificati per estrusione e stampaggio a iniezione. Resil ATO ha sede
a Novellara (in provincia di Reggio Emilia) e dal 1994 fa parte del gruppo Elf Atochem. Di
fatto, è l'unica unità del gruppo francese destinata alla produzione di compound
vinilici per il settore medicale. La produzione è pari a 5.000 t/a di PVC compound,
corrispondente a circa il 45% del mercato italiano di PVC compound per impieghi medicali;
entro il 2001 sono previsti ampliamenti di capacità fino a 9.000 t/a. La gamma prevede
una trentina di formulazioni standard, articolate in due serie:
- Nakan FEM (Flexible Extrusion Medical): densità da 1,24 a 1,13 kg/dm3; durezza da 85 a
60 shore A; temperatura di infragilimento da -11 a -32 °C;
Nakan FMM (Flexible Moulding Medical): densità da 1,27 a 1,19 kg/dm3; durezza da 93 a 61
shore A; temperatura di infragilimento da -1 a -30 °C
I gradi rispondono alle principali normative chimico-fisiche della farmacopea europea e di
biocompatibilità della farmacopea statunitense (USP), con particolare riguardo a
citotossicità, emocompatibilità, resistenza ai grassi, possibilità di sterilizzazione
per irradiazione. Lazienda è inoltre certificata ISO 9001 in tutto il ciclo
produttivo. |
La parola a un utilizzatore
Meditea è un'azienda ben nota nel mercato italiano per la produzione di semilavorati e
manufatti in materiale plastico per settore medicale. È situata a Medolla (in provincia
di Modena), ha un fatturato annuo di circa 10 miliardi di lire e presenta una crescita del
10% all'anno; occupa attualmente 45 presone. L'azienda tratta, in 21 linee produttive,
circa 250 t al mese di un centinaio di tipi di materiali plastici, tra cui molti tipi di
PVC compound, che acquista dalla Resil ATO, consociata Elf Atochem specializzata nella
produzione di PVC compound per usi medicali.
Circa l'80% della produzione di Meditea consiste in tubazioni flessibili, mentre il
restante 20% comprende manufatti per impieghi specialistici nel settore chirurgico e
post-chirurgico. Le vendite sono rivolte per circa l'80% al mercato italiano e per il 20%
all'estero; in realtà la quota estera è molto più alta, in quanto i semilavorati
venduti in Italia finiscono poi all'estero come componenti di apparecchiature più
complesse realizzate da aziende clienti. Le aree estere oggi soggette a maggior espansione
e verso le quali si orienta l'azienda emiliana sono i Paesi dell'Est europeo, soprattutto
la Polonia. L'azienda è certificata ISO 9002, TÜV ed è a marchio CE.
I tecnici di Meditea ritengono che il PVC compound rimanga una materia fondamentale per
molti impieghi in campo medicale e lo sarà ancor più in un prossimo futuro, allorché si
potranno utilizzare formulazioni che impiegano nuovi e più efficienti plastificanti (come
il trimellitato) e quando verrà applicata su larga scala la sterilizzazione mediante
irradiazione con raggi gamma o beta. Più problematica rimane invece la possibilità della
sterilizzazione con vapore ad alta temperatura per problemi di stabilità meccanica dei
pezzi.
Tra l'altro, utilizzando PVC compound Meditea ha realizzato nei mesi scorsi un innovativo
tubo flessibile tristrato, che presenta elevata trasparenza, grande resistenza chimica e
possibilità di sopportare forti pressioni interne. Il composito è ottenuto mediante una
particolare tecnologia di coestrusione sovrapposta: il tubicino interno, del diametro di
circa 1 mm, è in polietilene a bassa densità, lo strato intermedio è composto da una
miscela di PVC e polietilene (o in futuro forse di etilvinilacetato) e lo strato esterno
è in PVC compound. Attualmente il prezzo di questo tubicino è circa quattro volte il
prezzo di un analogo tubicino in PVC standard. Tuttavia, può sin da ora trovare
applicazioni in sistemi di nicchia, come nel settore chirurgico.
Quest'ultima avanzata realizzazione è un'ulteriore conferma della versatilità operativa
del PVC, anche in associazione con altri materiali plastici, e quindi delle sue ancora
larghe possibilità e convenienze applicative anche nel settore medicale
Pubblicato su Materie Plastiche ed Elastomeri 01/1999
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